Τρίτη 13 Νοεμβρίου 2012

elsa morante 1912--2012 centenario della nascita











Introduzione
Quando comincia un romanzo si direbbe che la Morante ci stia raccontando non più della storia di un gatto, di un mobile di casa, tanto è vero che nascono le sue storie, da prospettive familiari, domestiche, addirittura anguste: da un corridoio, da un cortile, da una cucina, da quei luoghi dove noi abitiamo distratti, e dove la vita si ripete da sempre, e sembra durarvi perpetua, come se il tempo, frusciando tra gli oggetti a noi noti, tra cento cose consunte, trascorrendo di stanza in stanza, trovasse il modo di farci sapere che in quei luoghi egli non fugge ma vi dimora" (Cesare Garboli)
La necessità di appartarsi, di disporre di un luogo dove lavorare e scrivere in tranquillità o addirittura in isolamento fu un esigenza più volte espressa da Elsa Morante, e ricercata, ogni volta che le fu possibile: per scrivere aveva bisogno di isolarsi, di negarsi al resto del mondo, di dedicarsi unicamente al suo lavoro, anche se durava anni, con dedizione quotidiana.
Le "stanze" dove Elsa Morante visse e lavorò nel corso della sua vita furono il laboratorio dove ella elaborò un suo personale modo di aprirsi alla scrittura: in questo senso esse vanno considerate luoghi del vissuto, reali e definite entità spaziali, in cui Elsa realizza la composizione dei romanzi, ma anche e soprattutto esse rappresentano la metafora di una condizione interiore, di una ricerca incessante della chiave per sedimentare il vissuto e del registro per raccontarlo.
"Sono più autobiografici i romanzi di qualsiasi altra cosa si possa raccontare di sé", spiega a Enzo Siciliano che la intervista nel 1972, "Perché nei romanzi avviene come nei sogni: una magica trasposizione della nostra vita, forse anche più significativa della vita stessa, perché arricchita dalla forza dell'immaginazione. La mia vita sta in Menzogna e sortilegio, nell'isola di Arturo...".
L'enorme mole di attività scrittoria non è espressa soltanto dall'estensione quantitativa dei suoi manoscritti (quaranta quaderni per Menzogna e sortilegio, sedici per L'isola di Arturo, diciotto per La Storia, senza parlare delle carte sciolte, degli appunti, del materiale che precede e segue la stesura manoscritta) ma dall'ampiezza e dalla meticolosa precisione con cui vengono costruite le motivazioni psicologiche, le movenze caratteriali, le condizioni esistenziali dei personaggi, anche secondari.
Non tutto finirà sulla pagina stampata, molto viene cassato durante le revisioni, con un frego verticale che attraversa il foglio, la cancellatura delle parole o più spesso tagliando le pagine e riscrivendo da capo.


La psicologia dei personaggi è costruita minuziosamente, perché nel romanzo possano vivere ed agire secondo una coerenza che deve rispettare il loro carattere, il loro "vissuto", fosse anche un vissuto che al lettore non è necessario raccontare.
"Non bisogna dire ogni cosa!". La preoccupazione ricorre spesso e si ritrova espressa variamente tra le carte manoscritte di Elsa Morante. Frequentissime sono le indicazioni di questo genere che si possono leggere tra le note scritte in margine al testo, sul verso bianco dei quaderni. Si tratta di un lavoro incessante che la accompagnerà lungo tutto l'arco delle sue composizioni narrative. Le revisioni del testo hanno tra l'altro proprio il compito di asciugare, contrarre, riordinare.
Ma questa preoccupazione rappresenta solo il bilanciamento alla necessità insopprimibile, che è parte integrante del suo stesso metodo di lavoro, che è dietro alla enorme produzione manoscritta: la necessità di non tralasciare niente, di curare ogni dettaglio, di controllare ogni passaggio, salvo poi nasconderlo o alleggerirlo.
I quaderni
I manoscritti di un opera ne rappresentano l'antefatto, raccontano il processo e rendono manifesto il metodo con cui lo si è realizzato.
Un testo è sempre parte di una materialità, quella dell'oggetto che lo trasmette, e il metodo di scrittura e il modo di scrivere sono strettamente legati al supporto adoperato.
Elsa Morante ha scritto sempre a mano la prima stesura dei suoi romanzi utilizzando quaderni scolastici, quelli con la copertina nera e il taglio rosso, oppure grandi quaderni simili a registri, o album da disegno, sui quali amava scrivere nel senso longitudinale della pagina, dove la sua scrittura minuta e regolare si distendeva ariosa: il testo si trasferiva poi - spesso profondamente modificato - sul dattiloscritto.
Nel corso degli anni i quaderni variano per tipologia e sempre legano le loro caratteristiche esterne al romanzo per il quale sono stati adoperati. Tanto questo legame tra l'opera e il manufatto su cui si sviluppa è rilevante nell'archivio morantiano che in linea generale sarebbe possibile non solo riconoscere il manoscritto di un opera, senza nemmeno sfogliarne le pagine, solo dall'aspetto esteriore del quaderno, ma il manufatto stesso diventa strumento prezioso per interpretare le fasi di scrittura, precisare le datazioni, individuare gli innesti di un romanzo sull'altro.

Il testo si sviluppa solo sul recto delle pagine, mentre il verso, lasciato bianco viene utilizzato per revisioni, correzioni, inserimenti successivi, note. Le pagine dei quaderni sono sempre numerate dalla scrittrice, solo sul recto, senza soluzione di continuità tra un quaderno e l'altro e così la successione dei quaderni.
Ci fu sicuramente anche nelle scelte frequenti di quaderni di tipo diverso una ricerca che avvicinasse il supporto scrittorio il più possibile alla esigenza della scrittrice: ad esempio il passaggio a grandi formati, che una volta acquisiti non furono mai abbandonati, consentiva di avere più spazio, nel verso della pagina, per gli interventi paratestuali, e allo stesso tempo, liberava un andamento più arioso della scrittura che si distendeva nella grande pagina, ampliato dall'uso longitudinaledel quaderno; mentre l'introduzione di album a fogli mobili o con iltaglio tratteggiato, le permisero ad un certo momento di introdurre il metodo di togliere o inserire direttamente le pagine in una sorta di "taglia e incolla" ante litteram.

La revisione del testo di cui il manoscritto mostra sempre numerose tracce - anche se raramente distruttive - non necessariamente deve intendersi come un operazione a posteriori e successiva alla stesura del testo.
Paolo Monelli Elsa spiega: "Scrivo sempre a mano, e procedo molto lentamente, e solo quando il periodo mi è venuto ben chiuso e calettato e le parole sono quelle che devono essere e non altre suggerite dalla fretta, solo allora passo ad altro periodo. E lo stesso faccio con i capitoli".
Il manoscritto morantiano si presenta sempre - anche se con diverse evidenze, - maggiormente in Menzogna e sortilegio che negli altri romanzi - come una sorta di ipertesto - il luogo dove convergono e si leggono simultaneamente i vari elementi di cui il testo si compone e da cui è generato: la memoria, la cronaca, la tradizione letteraria, laricerca linguistica.
Tutto questo è la testimonianza di come la scrittura sia per Elsa Morante una esperienza totalizzante, che coincide, nel momento in cui scrive, con la vita stessa, dove va a confluire tutto il suo vissuto.

Cronologia della vita e delle opere
a cura Cesare Garboli
(pubblicata in appendice a Menzogna e sortilegio, Einaudi 1994)
1912-22
Elsa Morante nasce a Roma, in via Anicia 7, il 18 agosto 1912; è figlia di Irma Poggibonsi – moglie di Augusto Morante – e Francesco Lo Monaco. Venuta alla luce dopo Mario, morto in tenerissima età, è la secondogenita della famiglia; a lei seguiranno tre fratelli: Aldo, Marcello e Maria. La madre, ebrea originaria di Modena, è maestra alle scuole elementari; il padre anagrafico è istitutore al riformatorio romano «Aristide Gabelli». Ad alcuni mesi dalla sua nascita, la famiglia Morante si trasferisce nel quartiere Testaccio. Elsa non frequenta le scuole elementari, e per qualche tempo viene ospitata in una villa del quartiere Nomentano dalla madrina, donna Maria Guerrieri Gonzaga: «ero una bambina anemica; la mia faccia, fra i riccioli color "ala di corvo", era pallida come quella di una bambola lavata, e i miei occhi celesti erano cerchiati di nero. Venne un giorno una lontana parente, che aveva per sua sorte favolosa sposato un conte ricchissimo. Ella mi guardò con pietà e disse: "La porto a vivere con me, nel mio giardino"».
I quaderni risalenti a questo periodo già contengono, tra i disegni, storie, poesie e dialoghi.
1922-30
La famiglia Morante si trasferisce nel quartiere Monteverde Nuovo, dove EIsa si iscrive dapprima al ginnasio, poi al liceo. Verso i diciotto anni, dopo aver conseguito il diploma, lascia la famiglia e va a vivere per conto proprio. Per la mancanza di mezzi economici abbandona l'università (facoltà di lettere) a cui si era iscritta e si mantiene dando lezioni private di italiano e latino, aiutando gli studenti a compilare tesi di laurea e pubblicando poesie e racconti su riviste.
1930-35
Dopo alcune sistemazioni provvisorie, Elsa prende in affitto un alloggio in corso Umberto. Inizia a collaborare al «Corriere dei piccoli» e a «I diritti della scuola» sul quale dal 1935 esce a puntate il romanzo Qualcuno bussa alla porta.
1936-40
Comincia la collaborazione al «Meridiano di Roma» con i racconti L'uomo dagli occhialiIl gioco segretoLa nonna e Via dell'angelo poi raccolti nei volumi Il gioco segreto e Lo scialle andaluso. Nel 1936 conosce Alberto Moravia con il quale inizia di lì a un anno una relazione. Risale a questo periodo un quaderno di scuola intitolato Lettere ad Antonio, uno dei più importanti documenti intimi rimastoci, un diario personale di fatti reali e descrizioni di sogni.
Collabora, talvolta con pseudonimi, al settimanale «Oggi» sul quale pubblica racconti e cura la rubrica «Giardino d'infanzia». Traduce Scrapbook di Katherine Mansfield (Il libro degli appunti, Longanesi 1941).
1941-43
Il 14 aprile 1941, lunedì dell'Angelo, Elsa sposa Alberto Moravia e con lui si stabilisce in un piccolo appartamento in via Sgambati dove rimarrà, salvo i temporanei spostamenti dovuti alla guerra, fino al 1948. Presso l'editore Garzanti nella collana «lI delfino» esce la raccolta di racconti Il gioco segreto. È di questo periodo il quaderno di scuola intitolatoNarciso. Versi, poesie e altre cose molte delle quali rifiutate che contiene progetti di lavoro, testi abbozzati e poesie. Nel settembre 1942 esce da Einaudi la fiaba Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina (il cui nucleo originale risale ai tempi del ginnasio), illustrata dalla stessa Morante. Ha inizio nel frattempo la stesura del romanzo Menzogna e sortilegio originariamente intitolato Vita di mia nonna; in esso la saga di una famiglia del Sud italiano è raccontata e ricostruita da un membro dell'ultima generazione, Elisa, che ha scelto di confinarsi nella propria stanza.
Essendo Moravia accusato di attività antifasciste, la coppia si sposta verso Sud, stabilendosi a Fondi, un paese di montagna della Ciociaria, in attesa della liberazione.
1944-48
Dopo un breve soggiorno a Napoli, Elsa comincia la seconda stesura di Menzogna e sortilegio. Il racconto Il soldato siciliano, poi raccolto nel volume Lo scialle andaluso, inaugura la collaborazione con l'«Europeo» su cui uscirà anche Mia moglie.
Nel 1947, tramite Natalia Ginzburg, manda Menzogna e sortilegio in lettura all'Einaudi che lo pubblicherà l'anno successivo.
1948-49
Le condizioni economiche di Elsa e Alberto Moravia vanno via via migliorando ed Elsa visita per la prima volta la Francia e l'Inghilterra. Nell'agosto 1948 Menzogna e sortilegiovince il Premio Viareggio. La coppia abbandona la casa di via Sgambati e acquista un attico nei pressi di piazza del Popolo, in via dell'Oca 27; Moravia, inoltre, compra per Elsa uno studio ai Parioli. Nel 1950 inizia a collaborare con la RAI curando la rubrica settimanale di critica cinematografica intitolata «Cronache del cinema »; interromperà tuttavia la collaborazione di lì a due anni, a causa delle ingerenze dei dirigenti.
1950-57
Nel 1950 ha inizio la collaborazione con il settimanale «Il mondo» sul quale cura la rubrica «Rosso e bianco»; nel novembre comincia a lavorare a Nerina, un romanzo d'amore presto abbandonato che confluirà però nel racconto Donna Amalia. Tra l'aprile e il giugno del 1951 scrive il racconto Lo scialle andaluso che uscirà in «Botteghe oscure» nel 1953. Nella primavera del 1952 comincia la stesura di L'isola di Arturo, pubblicato da Einaudi nel 1957, con il quale vincerà il Premio Strega. La storia della difficile maturazione di un ragazzo che vive quasi segregato nel paesaggio immobile dell'isola di Procida, accanto all'imponente presenza del penitenziario.
Con una delegazione culturale visita nel marzo l'Unione Sovietica e in settembre la Cina.
1958-61
Esce da Longanesi la raccolta di poesie Alibi, ed Elsa comincia, interrompendosi tuttavia nel 1961, a lavorare a un romanzo intitolato Senza i conforti della religione, la storia della caduta di un idolo, la fine di una divinità-fratello distrutta e smascherata dalla malattia. Nel settembre del 1959 parte per New York e Washington dove si trattiene fino alla fine di ottobre. Durante il viaggio incontra Bill Morrow, un giovane pittore newyorkese con il quale instaura un'intensa amicizia. Qualche tempo dopo Morrow lascia gli Stati Uniti per trasferirsi a Roma. Elsa frattanto, pur non abbandonando la residenza coniugale e il proprio studio ai Parioli, si trasferisce in una nuova casa tutta per sé in via del Babuino. Nel numero di maggio-agosto di «Nuovi argomenti» escono come «saggio sul romanzo» nove risposte ad alcuni quesiti letterari posti dalla rivista. Tali risposte sono poi state raccolte in Pro o contro la bomba atomica uscito da Adelphi nel 1987. Nel 1960 invitata al XXXI congresso internazionale del Pen Club parte con Moravia per Rio de Janeiro e trascorre qualche tempo in Brasile. Nel gennaio 1961 si reca in India dove la attendono Moravia e Pasolini: visitano Calcutta, Madras, Bombay e il Sud del paese.
1962-65
Nel 1962, presentato da Moravia, Bill Morrow inaugura una mostra personale alla galleria "La nuova pesa" di Roma. Nell'aprile dello stesso anno, tuttavia, dopo aver fatto ritorno a New York, Bill Morrow perde tragicamente la vita precipitando nel vuoto da un grattacielo. Nell'autunno Moravia lascia via dell'Oca mentre Elsa continua a risiedere nell'attico di via del Babuino. Nel novembre del 1963 esce da Einaudi la raccolta di racconti Lo scialle andaluso ma ogni altro progetto è interrotto e a chi le chiede notizie sul suo lavoro dice di scrivere pochissimo. Nell'autunno del 1965 compie un secondo viaggio negli Stati Uniti trascorrendovi le feste natalizie; di lì raggiunge il Messico, dove il fratello Aldo è dirigente della Banca Commerciale di Città del Messico, per poi spostarsi nello Yucatan.
1966-70
Compone i poemi e le canzoni che andranno a formare Il mondo salvato dai ragazzini, edito da Einaudi nel 1968. Una raccolta di poemi e canzoni diretta «all'unico pubblico che oramai sia forse capace di ascoltare la parola dei poeti», i ragazzi, ingenui custodi dell'unica felicità possibile, quella dell'innocenza astorica e barbara. Nel 1969 prepara per i "Classici dell'arte Rizzoli" il saggio introduttivo sul Beato Angelico dal titolo Il beato propagandista del Paradiso. Trascorre l'estate del 1970 in Galles a casa dell'amico Peter Hartman.
1970-75
Tra la fine del 1970 e l'inizio del 1971 Elsa comincia a formulare l'idea de La Storia, un'«Iliade dei giorni nostri», nata in seguito alla lettura dei greci ritrovati tra le pagine dei quaderni di Simone Weil. La stesura del romanzo la impegnerà fino al 1973. Uscito nel 1974, incontrando un immenso successo popolare ma anche la violenta opposizione dell'establishment, il libro racconta l'odissea bellica dell'Italia e del mondo, opponendo alla Storia l'umile microcosmo di una famiglia romana, composta da una donna insicura, un ragazzo, un bambino e un paio di cani.
Nel 1975, in compagnia dell'amico Tonino Ricchezza, trascorre qualche settimana a Procida, l'ultimo soggiorno nell'isola di Arturo; nell' agosto comincia un romanzo dal titoloSuperman, ma il progetto viene subito abbandonato.
1976-80
Comincia la stesura di Aracoeli che la terrà impegnata per cinque anni. Il dolente ritratto di un personaggio «diverso», che disperatamente cerca di ricostruire la figura materna perduta.
Nel marzo del 1980 dopo essersi banalmente rotta un femore viene ricoverata e operata alla clinica "Quisisana".
1981-85
Nel dicembre del 1981 Aracoeli è terminato, ma i continui dolori alla gamba la costringono a restare immobile a letto e a farsi ricoverare in una clinica di Zurigo. Le sue condizioni fisiche migliorano leggermente e nel novembre del 1982 esce da Einaudi Aracoeli. Presto però la salute di Elsa subisce un peggioramento impedendole di camminare: trascorre le proprie giornate a letto e nell'aprile del 1983 tenta il suicidio aprendo i rubinetti del gas. Viene trovata priva di sensi dalla domestica e trasportata in ospedale dove, diagnosticatale una idroencefalia, è sottoposta a un intervento chirurgico. Le cure non danno tuttavia i risultati sperati ed Elsa non lascerà più la clinica. Il 25 novembre 1985, verso mezzogiorno, Elsa Morante muore d'infarto.






Le stanze di Elsa

http://193.206.215.10/morante/index.html