Case a corte
Nella casa
a corte elementare, un corpo di fabbrica costituito da una sola stanza, viene
ospitato il nucleo familiare. Pochi gli elementi di arredo: i letti, spesso
sovrapposti durante il giorno per esigenze di spazio, un grande camino, il
telaio, attrezzi da cucina, una dispensa, talvolta sostituita da nicchie
ricavate nello spessore dei muri. Per copertura, una semplice incannucciata
sotto la quale uno strato di bolo misto a paglia serviva a coibentare, nei
limiti del possibile, la costruzione. All'esterno, in uno spazio privato
recintato, un cortile (avlì in griko) si svolgeva parte dei lavori domestici:
si moliva il grano, si lavavano i panni, si attingeva l'acqua dal pozzo, si
esponevano al sole i prodotti da essiccare, si creavano prodotti artigianali (costruzione
di canestri e scope, di finimenti per gli animali, suolatura di scarpe, ecc.).
Ma la casa a corte non era solo una soluzione delle esigenze abitative.
All'interno del cortile si tesseva tutta una trama di rapporti interpersonali.
Il Ghetonìa ("vicinato" in griko) era un mondo chiuso, il nucleo base
di socializzazione nei paesi della Grecìa Salentina, centro di formazione e di
scambio, luogo di litigi ed amori, quasi un fondale da teatro per tanta parte
della letteratura (poesie e racconti) dell'area ellenofona. Era così stretto il
rapporto con il cortile che una ragazza innamorata dice, in un componimento
poetico, che spera di esservi sepolta, perchè i piedi dell'innamorato possano,
calpestando la terra, mantenere un contatto tra gli innamorati.